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Imparare a conoscersi


 Imparare a conoscersi è una storia infinita. E' un percorso che non ha mai fine. A volte si può procedere anche per inerzia e ignorando consapevolmente quello che accade dentro di noi, ma poi la coscienza ti viene a bussare e tu puoi fare ben poco, perchè quello che ignori dell'inconscio, si presenta come fato. Voglio dire che il tormento o la confusione che ti porti dentro alimenta talmente tanti pensieri che poi diventano azioni e le nostre azioni hanno delle conseguenza, quindi quello che cerchiamo di scansare, perchè lavorarci su significherebbe tanta fatica o sofferenza, poi ce lo ritroviamo davanti agli occhi; il nostro malessere si manifesta attraverso quello che incontriamo, chi incontriamo, sono le conseguenze delle nostre non-azioni. Ignorare se stessi porta lontano da noi, lì dove non sappiamo muoverci e ogni passo è un passo falso. Non voglio essere pessimista in questo post. Dico solo che la verità è al centro della notra vita, dovrebbe essere un dogma, una religione, un moto perpetuo, una costante  e non un atteggiamento che utilizziamo saltuariamente e a nostro piacimento, credendo che sia un vantaggio.

Quando ho mentito a me stessa, si è sempre presentato il conto. Ma fortunatamente io ho la musica che mi rimette in pista, che illumina la strada, che rende le cose più chiare anche se agli occhi di molti la scelta di appartenere alla musica e al mondo della musica sembra piena di sacrifici e di delusioni. Non è così. Almeno non per me. Mi ha insegnato a farmi le domande giuste, a cercare le risposte, quelle vere. Mi tiene dritta. La musica mi tiene in piedi. 

Ho creduto all'inizio ....uno dei tanti inizi.....di essere una cantante rock. Ho pensato che la musica potesse aiutarmi a sfogarmi, che potesse placare le mie lotte adolescenziali, i miei tumulti familiari, le incomprensioni generazionali. Ho pensato che potesse parlare per me, chiedere scusa per me o mandare a fanculo al posto mio. Per molto tempo mi sono nascosta dientro la musica, come fosse un alibi, uno scudo, un vetro indistruttibile dal quale potevo guardare il mondo e urlargli contro quando non andava come volevo. Il risultato è stato stagnante. Niente! Non accadava nulla, non cambiava nulla, sono arrivata a pensare che NEANCHE la musica fosse in grado di salvarmi. 'Che vita di merda!' Non facevo altro che pensare a questa frase. Poi arriva un punto in cui devi piangere. Ovunque. A letto, davanti allo specchio, in macchina mentre senti una frase di una canzone alla radio, al telefono mentre parli con tua madre, all'università mentre ascolti il prof. che parla, quando il tuo ragazzo ti accarezza il viso. Devi piangere e basta! Devi piangere a tal punto che devi chiederti perchè stai piangendo, e devi trovare il colpevole del tuo dolore. E io pensai....che fosse colpa della musica. Che se non avessi più cantato, non avrei più sofferto. Che se non avessi più cantato non sarei stata più lontano da casa, dai miei genitori, dal mio ragazzo, non avrei avuto problemi di soldi, non avrei dovuto condividere case merdose con coinquilini odiosi, non avrei dovuto usare i mezzi per uscire, non avrei dovuto rinunciare a vestiti, pizze con gli amici, anzi----finalmente mi sarei fatta degli amici. Ho pensato che la mia vita sarebbe stata migliore con un lavoro 'convenzionale' che aveva un luogo preciso, degli orari, delle mansioni, degli step da superare per salire di grado, delle evoluzioni positive e dei risvolti positivi sulla mia vita. E' così che mi sono seduta alla scrivania di un ufficio con un planning di orari da rispettare e delle caselle da riempire per comunicare i miei giorni di ferie; è così che ho guardato per la prima volta un catalogo di mete turistiche per andare in vacanza a luglio e agosto. E' così che avevo risolto il mio problema, la mia infelicità. Avevo provato con la musica e non ci ero riuscita e allora avanti un altro lavoro. 

Ma la musica ce l'hai dentro. Non è una canzone . Non è un concerto. Non è un accordo  o una modulazione. Non è così semplice liberarsi della musica. L'ho tenuta in un cassetto per un anno. Ho passato un anno della mia vita senza musica e quando mi sono svegliata da quell'incubo mi è sembrato di aver buttato al cesso trent'anni della mia vita, non solo uno. Mi sono resa conto che la merda non era il mondo della musica, ma la merda ero io. La puzza che sentivo non veniva da fuori, ma veniva da dentro, ero io che stavo marcendo; ero io la bugiarda, quella che ha preso in giro gli altri. Ero io che usavo il pubblico per 'cantargli addosso' le mie paure, le mie sventure, la mia rabbia, la mia incapacità di farmi una vita, di pensarla. La colpa era la mia se le cose erano brutte. 

E mi licenziai. Sento ancora le urla di mia madre (ragionevoli), ma me ne andai; dimissioni da una vita regolare per abbracciare con il sorriso tutto quello che sarebbe successo poi. Cosa? Niente di previsto, ma vi assicuro che è stato tutto pensato. Ogni cosa che ho desiderato, l'ho ottenuta; col tempo, con il lavoro, con l'impegno, con la fantasia e i bluff. Ho chiesto scusa a chi dovevo, ho detto grazie, ti voglio bene e vaffanculo. Ho scritto tutti i miei problemi su un foglio molto grande e sbagliando e cagandomi addosso, ho trovato una soluzione a tutto. Quando senti dire 'prendere in mano la propria vita'; ecco. E non sono stata una favola il giorno dopo. Ci sono cose che devo ancora risolvere, perchè la loro risoluzione richiede più strati di consapevolezza e conoscenza. Devo scendere sempre fino in fondo, c'è tanto da scoprire di se stessi. Noi siamo un mondo vastissimo e coloratissimo e vario e in continuo cambiamento. Ma sono grata a me stessa e a chi mi ha aiutato in questo percorso perchè ora è chiaro che il filtro attraverso il quale guardo il mondo è la musica. Non può essere altrimenti. Sono cambiate tante cose da quando ho ammesso di avere un debole per la musica. Per lei mangio bene, faccio sport, ho imparato ad avere pazienza, ad essere tollerante, a lavorare sodo per ottenere risultati, a non avere limiti, a non pensare che sia finita. La musica ha portato benessere ed equilibrio nella mia vita. Non si può chiedere di più. Non chiedo alla musica la fama, il successo....quelle sono cose che stabilisce il pubblico e qualcun altro. Io ho quello che voglio. Ho la musica nella mia vita. Ho imparato che senza sono una brutta persona, talmente brutta che mi faccio schifo da sola. 

Non si può mentire a se stessi. Imparare a conoscersi attraverso la verità è quello che auguro a tutti. E' un percorso infinito, infinitamente bello, nel sorriso e nelle lacrime. 

Infine sono una cantante pop, che poi, cosa vorrà dire, chi lo sa? Ma di sicuro non troverete il graffio roco nella mia voce, anzi, a volte sono talmente tanto chiara e cristallina che divento fastidiosa....come la verità, del resto.

Con affetto, Dalise.


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